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I post taggati con "vitamina d"

I raggi solari prolungano la speranza di vita!

Lo dimostra uno studio osservazionale a lungo termine condotto in Svezia su 30.000 donne.

L’esposizione ai raggi del sole e la pelle chiara sono i principali determinanti per la produzione di vitamina D, ma anche fattori di rischio per il melanoma cutaneo. In uno studio ventennale condotto su 30.000 donne, alcuni ricercatori svedesi hanno studiato l’influenza dei raggi solari sulla mortalità per qualsiasi causa.

Per creare il quadro di riferimento inziale dello studio, le partecipanti hanno fornito ai ricercatori informazioni dettagliate sulle proprie abitudini di esposizione al sole. Gli scienziati hanno scoperto che la mortalità per qualsiasi causa era inversamente proporzionale alle abitudini di esposizione al sole. Nelle donne che evitavano di esporsi ai raggi solari il tasso di mortalità era il doppio di quello riscontrato nelle donne che trascorrevano gran parte del tempo al sole.

"Nel loro studio osservazionale, i ricercatori svedesi hanno dimostrato che evitare l’esposizione ai raggi solari incrementa la mortalità per qualsiasi causa. Nei Paesi dove la luce solare scarseggia, consigliare di proteggersi da o addirittura evitare l’esposizione ai raggi solari può persino costituire un rischio per la salute delle donne”, dichiara Ad Brand del Sunlight Research Forum (SRF).

ll Sunlight Research Forum (SRF) è un’organizzazione senza scopo di lucro con sede nei
Paesi Bassi, il cui intento è divulgare i risultati delle più recenti ricerche in campo medico e scientifico relative agli effetti sugli esseri umani di una moderata esposizione ai raggi UV.

Fonte in lingua originale:

http://www.lifepr.de/pressemitteilung/sunlight-research-forum/Sunlight-extends-life-expectancy/boxid/481813

Luce UV in aiuto ai pazienti renali?

Weitere Infos zu "Does UV light help kidney patients?"

Buone notizie per i pazienti renali : la luce UV aiuta numerose condizioni secondarie .
( lifePR ) ( Veldhoven , 2014/03/25 ) Le persone con insufficienza renale cronica spesso soffrono di condizioni secondarie, come pressione alta o diabete di tipo 2 . Il Metabolismo osseo può essere influenzato anche perché i reni sono coinvolti nel garantire alti livelli di vitamina D nel sangue . Ciò costituisce un fattore di rischio aggiuntivo, poiché la carenza di vitamina D è legata a un tasso di mortalità più elevato nei pazienti renali , come avviene nella popolazione nel suo complesso .

Gli scienziati sotto Rolfdieter Krause hanno studiato l'influenza della luce UV simile al sole su livelli di vitamina D nelle persone con insufficienza renale cronica e pazienti sottoposti a dialisi . hanno osservato gli effetti che l'esposizione regolare di una parte o tutto il corpo di luce UV aveva sul livello di vitamina D e condizioni secondarie comuni . Gli scienziati hanno scoperto che l'esposizione regolare di tutto il corpo alla luce solare hanno aumentato i livelli di vitamina D fino al 65 % . Allo stesso tempo la pressione alta e le capacità fisiche dei pazienti sono migliorati . Di conseguenza , questi scienziati raccomandano regolare esposizione alla luce solare o raggi UV simile a quella solare sia come prevenzione che come terapia per i pazienti con malattie renali croniche .

"I pazienti renali in particolare , che spesso soffrono di una carenza di vitamina D , possono beneficiare degli effetti positivi della luce UV . E senza effetti collaterali rilevanti, come dimostrato dallo studio . Poiché l'assunzione di integratori alimentari può mettere uno sforzo in più sui reni . Se la radiazione solare non è sufficiente a latitudini settentrionali durante l'inverno , la terapia con la luce UV può rivelarsi utile ", spiega Ad Brand, portavoce del Sunlight Research Forum ( SRF ) .

Fonte della notizia in lingua originale:

http://www.lifepr.de/pressemitteilung/sunlight-research-forum/Does-UV-light-help-kidney-patientsOE/boxid/478069

La vitamina D aumenta la sopravvivenza delle pazienti con cancro al seno

Avere buoni livelli di vitamina D nell’organismo si traduce in maggiori probabilità di sopravvivere al tumore del seno, rispetto a chi ha poca di questa vitamina.

Quando possiamo, prendiamo luce del Sole, perché la vitamina D si sintetizza solo così, ed è importante per la salute. Foto: ©photoxpress.com/Anatoly Tiplyashin

E’ la vitamina del Sole, così chiamata perché è proprio grazie all’astro splendente che il nostro organismo, attraverso la pelle, riesce a sintetizzarla e produrla.
E se già sappiamo quanto la vitamina D sia utile per la salute delle ossa, forse non sapevamo che è fondamentale anche per altri processi fisiologici come la proliferazione cellulare o quelli che interessano muscoli, occhi, cuore e polmoni.

Ma, la vitamina del Sole non si ferma qui: pare infatti che sia d’aiuto anche ai malati e, in particolare, alle donne affette da carcinoma mammario (o cancro del seno). Tutto questo, secondo un nuovo studio pubblicato su Anticancer Research e condotto dai ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università della California a San Diego (UCSF), in cui si mostra che adeguati livelli di vitamina D possono far aumentare di ben il doppio le probabilità di sopravvivere alla malattia. Per contro, carenze di questa stessa vitamina sono state collegate a un alto rischio di sviluppare un tumore del seno, in particolare nelle donne in premenopausa.

Il dott. Cedric F. Garland – professore del Department of Family and Preventive Medicine – e colleghi hanno eseguito un’analisi statistica di cinque studi sulla 25-idrossivitamina D, ottenuti al momento della diagnosi nella paziente e durante il follow-up per una media di nove anni. In totale, gli studi includevano 4.443 pazienti con cancro al seno.
«I metaboliti della vitamina D aumentano la comunicazione tra le cellule attivando una proteina che blocca la divisione cellulare aggressiva – spiega il prof. Garland – Finché i recettori della vitamina D sono presenti, la crescita del tumore è impedita e la richiesta di sangue trattenuta. I recettori della vitamina D non si perdono fino a quando un tumore è molto avanzato. Questa è il motivo della migliore sopravvivenza nei pazienti i cui livelli ematici di vitamina D sono alti».

I dati raccolti hanno rivelato che le donne con un alto livello ematico di vitamina D presentavano un livello medio di 30 nanogrammi per millilitro (ng/ml) di 25-idrossivitamina D nel loro sangue. A differenza, il gruppo con bassi livelli di vitamina D aveva in media 17 ng/ml. Non a caso, il livello medio nei pazienti con cancro al seno negli Stati Uniti è di 17 ng/ml.
I ricercatori, per prudenza ricordano che altri studi clinici randomizzati e controllati saranno necessari per confermare i risultati, tuttavia ritengono che i medici dovrebbero prendere in considerazione l’aggiunta di vitamina D nella cura standard di una paziente con cancro al seno e poi monitorare attentamente la paziente.

«Non c’è ragione per attendere ulteriori studi per incorporare supplementi di vitamina D in regimi di cura standard, in quanto una dose sicura di vitamina D necessaria per raggiungere elevati livelli sierici superiori a 30 nanogrammi per millilitro è già stata stabilita», conclude Garland.
Ricordiamo che le linee guida attuali raccomandano l’apporto giornaliero di vitamina di in misura delle 600-800 UI (Unità Internazionali), tuttavia ci sono esperti che ritengono che per prevenire malattie come il cancro sono necessari dosaggi che vanno dalle 2.000 alle 4.000 UI. Ma ci sono anche specialisti che per contrastare una grave carenza arrivano a prescrivere perfino 50.000 UI; altri ritengono però che con 10.000 UI al giorno si possa danneggiare i reni.

Quale che sia la verità, è indubbio che la carenza di vitamina D è una realtà, spesso dovuta alla tutta moderna abitudine di restare per troppo tempo rintanati in case e uffici anziché prendere un po’ di sano Sole – con cognizione di causa, ovviamente.

Fonte:

http://www.lastampa.it/2014/03/10/scienza/benessere/salute/la-vitamina-d-aumenta-la-sopravvivenza-delle-pazienti-con-cancro-al-seno-poCitha3hQPian0wPwAJ7K/pagina.html

Vitamina D: il ruolo fondamentale della "vitamina del sole"

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Da tempo sono noti gli effetti della vitamina D sulla salute ed è dimostrato come essa abbia un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi postmenopausale e senile e sia presupposto indispensabile a qualsiasi trattamento farmacologico legato a tali patologie. La vitamina D oltre ad essere essenziale per una corretta mineralizzazione delle ossa e dei denti e per il rimodellamento osseo, intervenendo nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo e regolandone l'assorbimento intestinale, è anche in grado di stimolare la produzione di proteine muscolari e di favorire il trasporto del calcio, elemento essenziale nella contrazione muscolare. Studi condotti su persone anziane hanno dimostrato che la supplementazione vitaminica D è in grado non solo di ridurre il rischio di caduta e il conseguente rischio di frattura ma di determinare anche un miglioramento dell’equilibrio della forza muscolare, del tono posturale e della mobilità funzionale.
Recenti scoperte allargano inoltre il contributo di questa vitamina a molti altri tessuti ed apparati e dimostrano che la sua carenza causa l’insorgenza o l’aggravarsi di molte patologie.
Si è notato infatti come essa agisca sull’ipertensione abbassando la frequenza del ritmo cardiaco; diminuisca le riacutizzazioni dell’asma e l’insorgere di raffreddori o influenze.
La vitamina D sembra inoltre contrastare la comparsa di malattie autoimmuni come il diabete e l’insorgenza di alcune patologie cutanee quali la psoriasi e la dermatite atopica. Numerosi studi hanno dimostrato come tale vitamina abbia un ruolo sostanziale nella regolazione della crescita e differenziazione cellulare e osservazioni epidemiologiche avrebbero rilevato che le persone maggiormente esposte alla carenza di vitamina D hanno anche una maggiore predisposizione a sviluppare alcune neoplasie come il carcinoma del colon, prostata e seno. Infine essa sembra agire anche sugli organi visivi: la sua carenza porta ad affaticamento del contorno occhi.
La vitamina D in realtà è un gruppo di pro-ormoni liposolubili ( ossia che si sciolgono nei grassi) costituito da 5 diverse vitamine, definite: D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), che presentano attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3) deriva dal colesterolo ed è sintetizzato negli organismi animali, mentre l'ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La vitamina D è nota anche come “Vitamina del Sole” perché è grazie al sole che il nostro corpo, attraverso la pelle, è in grado di sintetizzarla. Circa l’80% di vitamina D che utilizziamo viene infatti sintetizzata a livello cutaneo; è quindi raccomandabile una adeguata esposizione al sole, soprattutto per gli anziani.
L’esposizione solare necessaria per garantire livelli adeguati di vitamina D varia a seconda della latitudine, della stagione e dell’ora del giorno in cui ci espone. Generalmente per un’adeguata produzione di vitamina D bisognerebbe esporsi per 15-20 minuti al giorno, per almeno 4 giorni alla settimana, possibilmente scoprendo braccia, viso e gambe. Da ricordare che le creme solari bloccano gran parte delle radiazioni utili alla sua formazione.
Per quanto riguarda la sua assunzione con la dieta, gli alimenti più ricchi di questa vitamina sono il fegato, gli oli di pesce e alcuni pesci marini (aringa, salmone, sardina); quantità minori si ritrovano nelle uova, nel burro e nel latte.
In seguito a richiesta il gruppo di esperti scientifici dell'EFSA sui prodotti dietetici, l'alimentazione e le allergie (NDA) ha recentemente valutato la fondatezza scientifica relativa ai benefici della vitamina D e il suo contributo al normale sviluppo di lattanti e bambini. Tale gruppo di esperti ritiene che il ruolo della vitamina D per lo sviluppo delle ossa e la mineralizzazione dei denti si applica a tutte le età, compresi i neonati e i bambini piccoli (dalla nascita ai tre anni). Quindi l’esposizione al sole è importante a tutte le età, ovviamente con moderazione.

Fonte:

http://tecnici24.ilsole24ore.com/art/sicurezza/2014-03-04/vitamina-ruolo-fondamentale-vitamina-151112.php

Influenza 2014: il reale motivo per cui il virus ci attacca in inverno

I principali sintomi dell'influenza 2014, scopriamo insieme come prevenirla in base a studi scientifici.

Influenza 2014: sintomi e prevenzione

L'influenza di quest'anno svanirà verso la fine di marzo, c'è da precisare che questo tipo di virus non desta particolari preoccupazioni, nonostante secondo l'Istituto Superiore della Sanità sono ben due milioni e mezzo gli italiani a letto con la febbre.

Sintomi influenza 2014

Il 60% dei casi ha contratto il virus A, che si manifesta con febbre per i primi 3/5 giorni, mal di gola, raffreddore, mal di testa e debolezza generale. Mentre il 25% dei casi ha contratto il virus intestinale, che si manifesta con vomito e casi sporadici di dissenteria.

Molti di voi si chiederanno perché l'influenza colpisce maggiormente nella stagione invernale. Vediamo di fare un po' di chiarezza. Molti studi sono stati condotti dal medico inglese R. Edgar Hope-Simpson dai quali è emerso che l'influenza si manifesta quando la vitamina D inizia a diminuire nel nostro organismo e questo avviene durante l'inverno.

La vitamina D, andrebbe a stimolare i globuli bianchi a concepire una sostanza chiamata catelicidina, che ha la capacità di annientare i processi morbosi quali: virus, funghi, batteri e addirittura la tubercolosi; inoltre c'è da precisare che la vitamina D, è in grado di riconoscere gli organismi che aggrediscono il corpo (quindi non le vostre cellule biologiche) e di conseguenza eliminarle.

Presso la Divisione di Epidemiologia Molecolare nel Dipartimento di Pediatria nell'Università di Medicina di Minato-Ku a Tokyo, il dottore Mitsuyoshi Urashima ha condotto un esperimento clinico su 334 bambini dividendoli in due gruppi, al primo gruppo sono stati somministrati 1.200 IU al giorno di vitamina D3, al secondo gruppo invece è stato propinato un farmaco blando.

Il secondo gruppo di bambini trattati con un farmaco blando hanno contratto il virus influenzale, il primo gruppo di bambini trattati con la vitamina D, su 168 solamente 18 hanno contratto l'influenza. Il che sta ad indicare, che la vitamina D, ha salvaguardato la salute dei bambini, diminuendo il rischio di contagio del virus influenzale dell'8 per cento.

fonte:

http://news.supermoney.eu/salute/2014/02/influenza-2014-il-reale-motivo-per-cui-il-virus-ci-attacca-in-inverno-0068326.html